PATRICA (Provincia di Frosinone)

Dialetto e poesia nei Monti Lepini

 PATRICA (3174 abitanti, detti patricani). E’ posto a 450 M slm è un piccolo paese della Ciociaria, situato a pochi chilometri da Frosinone, che sorge a ridosso dei Monti Lepini, precisamente su un colle in prossimità del monte Cacume.

1. I vocabolari e le grammatiche

 Da una ricerca sui nomi dialettali delle piante locali e loro uso nella farmacopea e nella cucina patricana, si segnalano:
aniso (anice), caglinella (orchidea a farfalla), cappuccio (verza), cercia (quercia), cigliano (granturco), cirifoglia (agrifoglio), cota (ginestra), manicciola (caprifoglio delle macchie), lucino (leccio), ricchiozza (ombelico di venere), scorciapignato (ciclamino primaverile), urno (orniello). Altri termini: ciullafrico (uccello spennato), mmuttata (pozza), ranogno (rana), ranci (granchi), ràtico (radice) ruzzumpi (dirupi).
 
2. I proverbi e i modi di dire
 
Proverbi patricani:
Quanno Cacummo su ’ncappella, lassa a uànca i tòlla a rumbrella; Sotto la loja nun ci piova i nun ci fiocca. Immanco ciu tira uendo; Accuanno i’ porco s’ è attrippato… ruotoca ’a scifa…; Sì como alla caglina carnuvalo, ’na vota beno i cento malo; Chi su magna a ciammella i chi dicia “eviva Sa’ Rocco”.E alcuni modi di dire raccolti da Rosa Rossi, presenti anche in una lista di RenatoBufalini ed ordinati da Gioacchino Giammaria in Locuzioni, soprannomi patricani e cultura materiale in Il dialetto e le tradizioni popolari del Lazio meridionale: A ca via scontra (in qualche via fuorimano); Acqua agli tutiri (acqua alle pannocchie;probabile invocazione della pioggia per le piantagioni di granturco); Agli dieci du febbraro a fratta à misso i moro (fa riferimento ad un matrimonio tra due giovani,celebrato in febbraio; il detto è passato nella memoria collettiva come espressione dieccezionale concordanza per la novità che d’inverno la fratta di rovo ha prodotto i frutti.Anche il poeta Erminio G. Bufalini ricorda l’evento in “’Nu sposalizio di PilluccioFrattaro i Rosa agli Moro”; A matta lenta crepa a gento (il lavoro svolto male logora come la matta, cioè la fascina di legna, che legata male costringe, sbilanciandosi, adun supplemento di fatica); A minestra rapplaca cornuti (minestra che pacifica i cornuti,significa che è stata cotta in fretta); A popolo i communo (a tutti; indicando sia lepersone sia la comunità); Attunno accommo a nu milo, ha pigliato dagli patino (è tondocome una mela, ha ripreso del padrino); Capo d’arcono (capoccione, con una testagrande come la madia); Capo du mmommo (testa di bamboccio, uomo grossolano e inetto); Celo a budè, terra a camminà (nullatenente); Che scurdula (che colpo); Che tè l’astia alla trippa? (Hai una stecca in pancia; riferito a chi non ha voglia di piegarsiper lavorare); Cola l’oglio (zitto, come cola l’olio; detto di chi sa e tace); Gira commo ’nu cano guasto (va in giro come un cane malato); Gl’a misso a erua (sta risparmiandoforzatamente); Ha fatto a magnà agli casciani (gente di poca importanza e numerosa); I fuso all’urtecchia, i paro culla parecchia (il fuso sta bene con l’ortecchia, due perstare bene insieme devono essere uguali); Lu giuvunotto su morno i lu pignato vecchio rumanono pulla casa (molti giovani muoiono e i vecchi restano vivi); Metta capo alla vigna, chello che fa a matro fa a figlia (detto per sottolineare la somiglianza fra genitorie figli); Terra quanta viti, casa quanta capi. Si dice che dal punto di vista puramentefisico le patricane au lu zizzu grossu e le vallecorsane au lu culu tostu (CarloCristofanilli, “Le donne nelle locuzioni ciociare”, nel libro prima citato).
 
3. I toponimi e i soprannomi
 
Ne Il dialetto e le tradizioni popolari del Lazio meridionale è presentea pp. 97-119 un contributo di Gioacchino Giammaria: Locuzioni, soprannomi patricani e cultura materiale in cui ci informa che Renato Bufalini compilò una listadi 213 soprannomi pubblicata nel periodico “in Pratica” (I soprannomi di Pratica in“Pratica”, 3, 1988-1989) riordinate poi dal Giammaria e da cui selezioniamo: Agliporco; Baccona; Baffono; Baiocco; Barbono; Baucano (proveniente da Boville Ernica); I boi; Bocchetto; Bulancino (bilancia); Cacalento; Cacatella; Cacaturo; Calescigno (sistema di chiusura delle porte); Capacchiono (dalla grande testa); Caporuscio (dai capelli rossi); Cautiglio (piccolo buco); Cianghitto (piccola coscia); Cucchiarotto; Ficusecca; Fusaro; Frattaro (da siepe); Muccozuzzo; Ntruntucareglio (che si agitamolto); Parla Piano; Pilacella; Pirolo (zeppo che serve per piantare o reggere qualcosa); Ruella (qualcosa di rotondo); Spaccamerda; Stracciareglio; Stanca (legno moltolungo e robusto); Trentacapigli; Urtecchia (peso del fuso); Vero; Volopa.Alcuni toponimi patricani: Cardigna, Celleta, Cittadella, Colle Lo Zompo, Colle S. Giovanni, Fontana dei Conti, Illori, Quattro Strade, Tomacella, Tufo, Valiana. Il “dantesco” Monte Cacume. E quelli dei “colli” dei castagneti di Patrica.
 
4. Canti – filastrocche-indovinelli – giochi- gastronomia- feste&sagre-altro
 
 
“Pratica” di Peppino Vallecorsa narra i sentimenti che i “praticani”  provano per il loro paese. In Canti popolari di Ciociaria di Luigi Colacicchi figurano stornelli di Patrica tra i quali scegliamo: La casa tua sta ncima sopra an sasso / pe guardia ce li tieni due leoni; // due leoni / io peggio vojio fa de satanasso; // de satanasso / che ’l core se mangiò de due leoni. // Bello mio cacceteme sta vojia /portateme alla macchia affà la legna; // affà la legna / e a lu canneto a fa la canna foja.
 
4.2 Filastrocche, indovinelli, invocazioni e scongiuri
 
4.3 Giochi
 
 
4.4 Gastronomia
 
La “Sagra dull’acquata i dulla callarosta” – Nata quasi per caso, alla fine degli anni Sessanta, la sagra ha visto aumentare di anno in anno il suo successo. Protagoniste indiscusse: le conosciutissime castagne “camiselle” patricane cotte a caldarrosta, accompagnate, in un abbinamento perfetto, dall’acquata, un vinello dolce e frizzantino ricavato dal mosto in fermentazione misto ad acqua. Si festeggia generalmente nella terza domenica di ottobre. Organizzata dalla Pro Loco, allo scopo di valorizzare nel modo più opportuno ed efficace il prodotto principe dell’agricoltura patricana. Falegnami, elettricisti, carpentieri, pittori e scenografi, addobbano piazza Vittorio Emanuele II e strade adiacenti che si affollano all’inverosimile di patricani e forestieri provenienti gran parte della Regione Lazio, dal napoletano, dal viterbese e persino dagli Stati Uniti d’America a cui vengono offerte abbondanti razioni omaggio di caldarroste e acquata a volontà. Il tutto tra musiche di fisarmoniche e organetti, raduni bandistici, balli di ragazzi e ragazze, giochi popolari, mostre di pittura, spazi dedicati alla poesia dialettale e al teatro popolare. Filmati su Sagra dull’acquata i dulla callarosta sono su You Tube. Maccaruni alla plebba/flebba: maccheroni alla folla, alla massa; con riferimento alla consuetudine delle famiglie le quali, il giorno della festa di San Rocco, per aver fatto voto al Santo, cucinavano “mezzi maccheroni” distribuendoli alla gente dentro le “scife”. C’è un riferimento anche nel poemetto patricano A festa du S. Rocco” composto da E. Bufalini fatti in casa.
Altre usanze sono legate a: Polentata di S.Antonio Abate; Sagra delle fettuccine; Pagnuttella dell’Ascenza (pani benedetti). 
 
5. I testi in prosa: il teatro, i racconti
 
 
6. I testi di poesia
 
Erminio Giuseppe Bufalini è il capostipite dei poeti dialettali di Patrica. Costretto a vivere lontano dal paese natio e risospinto lì “dalle spire tragiche della guerra”, si dilettò a scrivere poesie, poemetti, riflessioni, descrizioni di personaggi paesani, epigrammi in cui traspare tutto il suo affetto per la gente patricana, per i luoghi, le viuzze altalenanti delle scalette… La maggior parte delle poesie di Bufalini è raccolta nei volumetti Ricordi di Patrica e Poesie patricane. Libero De Libero (Roma, Capodanno 1954) ha scritto di E. Bufalini e della sua poesia in occasione della pubblicazione del volumetto: Ricordi di Patrica. Poesie patricane a cura di Gioacchino Giammaria contiene tutte le poesie di Bufalini, ordinate in otto sezioni. Si parte dai “Poemetti” con tre lunghe composizioni incentrate su due feste locali e le riflessioni del poeta-generale sul suo paese durante l’occupazione tedesca. Segue “Riflessioni”, con descrizione di Pratica e del suo territorio, in cui spicca la cara figura materna in “Vecchietta ’ntista”: Quasi tutto lo sero lu campani / o sunevono a morto a funnaralo, / mo’ tuccheva a glio talo i mo’ alla talo, / ricchi i puregli i tutti begli anziani. / Vecchietta ’ntista, puro pu ddu passi / Matroma a tutti gli accompagni, / i suntenno San Petri i sagnivagni / mu diceva: ruchiamono lu classi!; in cui si scioglie l’inno a “Pratica meia”: … nido du rundinella / sop’a ’nu scoglio du i Monti Lepini, / balcono a ’na vallata bella ma in cui si libra leggera e armonica “Addo’ stai meglio?” (nella nostra Antologia). Nella sezione “Civiltà locale” c’è il contrasto paese-campagna tra a praticana du sopo i chella du foro in “Canta Gnà”, in quella sui “Personaggi”, eccelle “Don Carlo (cacciatoro i pescatoro)” e “Don Liopordo (mentre assiste gnora Pasqualina che non ne  vuol sapere di morire)”: Ieva i nun ieva gnora Pasqualina / i gli preiti du tutto lu Parocchio, / cu gli frati, la tunevono d’occhio … // Era du razza bona ’ssa porella … // ’Na notto don Liopordo, senza giri / ci ha ditto: Pasqualì, Nostro Signoro / all’agunia, ci ha stato sulo tre oro, / a ttì mo’ su tre giorni… i quanno spiri? Nella sezione “Occasioni”, “Sa Rocco rammisso” è dedicata ai concittadini residenti in America che hanno contribuito al rifacimento del suo tempietto, e rievoca le vecchie usanze ciociare nella tradizionale festa del santo. In “Quasi epigrammi” storielle di paese colte al volo (un esempio, “Dallu Maramotti”: ’Na uttarella cumpreva a canupuccia / da Rosa Maramotti, i poco miglio; / ci ha ditto Rosa: Che, tè i ciullittiglio?(uccellino) / No no, ha ruspuso, iè si femmunuccia. Infine l’incipitdella suggestiva ricostruzione di una canzone ottocentesca nata probabilmente durantela repressione del brigantaggio, con l’apparire delle prime locomotive: Maledetta la ferrovie / i la macchina a vapor, (…) hau purtato gl’amoro mio / sul Volturno a guerreggiar, / hau purtato gl’amoro mio / sul Volturno a guerreggiar… ela conclusione: (il suo amore) Tè lu penno agli cappeglio / i la fiamma du tre culor, / Torna, torna amoro beglio, / i da paci a chisto cor. Balcono beglio dulla Uallo è una raccolta di poesia in lingua e in patricano diEnnio Ernesto Montini con una Presentazione in cui afferma: “L’amore, sempreintenso, per le mie origini, ha ispirato questi miei versi “sciolti”, scaglionati neltempo e diversi negli argomenti”. In “I ’mmetico du Pratica” la sua vena bonaria si volge ai difetti dei suoi compaesani, uno di questi è l’amico medico: a bravo tanto; / i quanti frustéri ueo a Pratica / a fasso visità / pu guarì i nsa ’mmalà!… / I ’mmético, i nui lu sapimo, / a ’ccomm’agli cunfussóro: / tu dicia sempro lu coso bbòno… / M’aqquanno culla famiglia / da Marietta u’a passà a serata, / lu ricetto cu scriva agli atri / pu ’gni fa ’mmalà cugli culistirolo, / agli cassetto dulla scrivania, / isso su lu scorda / i moracciso, i senza rumpianti… / I allora, Mariè, sa’ che tu dico? / Falla sempro chessa pizza i ’nta rancà: / ie si prunto i uénco a ’mmagnà! (frustéri ueo: forestieri vengono; i moracciso: il furbo; ’nta rancà: non ti stancare; uénco: vengo) Da questa raccolta segnaliamo anche “A maiestra cucinera”. Alla prima sono seguite le raccolte Inquietudini del 1986 con composizioni in lingua e in dialetto e Aneliti d’infinito del 1993 in lingua. Due suoi testi sono in Poesie ciociare. Letture Ferentinati (1997): “I tempuralo” (’Nu nuulóno scuro ’mpruìso cala / da capo a ppéti dulla Cróci: / tutto i cucuruccùzzo du Cacùmmo / a ’mmo ’nfasciato du pesento nébbia / carica d’acqua cu tu ’nfónna i capo) e “A porèlla” (Brutta stagióno a stata chésta: / ’ns’a rufatto própria niènto / i mo ’nu friddo cu tu iela i fiato! // ’Na sera, alla porta du ’na casa, / bussa piano ’na porèlla / i cu ’na uoci / doci, doci: / “Bella fe’” dicia da foro, / “mu fai lu beno?” / S’arizza a matro, arapa a casa / i guarda ’nfaccia chella porèlla: / péti scauzzi i stracciata a uestarella!). Due testi di Marcello Belli , detto “Lepro”, “I ruazzo” e “La rondinella” sono in Poesie ciociare. Letture Ferentinati, (1997), in cui figurano anche due poesie di Celestino “Tittino” Carpineti: “’A notto meia”(’A notto meia à tutta ’na rassegna / fatta du gento, d’amici trapassati. / Mi gli rutruo ’n mento tutti ’nsuno, / chiari i precisi, propria accomm’allora!…) e “Praticana!…”. Vi troviamo pure “Ecco Pratica”di Mario Maura (ceccanese e parroco-arciprete di S. Pietro di Patrica autoredi poesie in ceccanese, in patricano e in italiano): Ecco Pratica cu i titti rusci, / accuvata sott’a Citarèlla , / sop’a sto monto, cu ciù fa da sella. / Ecco du i Sacco ’a pianura, / addó, ’na vota, rano i ciliano, / du tutti quanti éva lu pano. / Mó su sassi, férro i ciumento, / cu seru ’a fa sciuperà ’a gento, / cu vurria, lu stesso, laurà, / mma… i ciumento… / ha tosto! / i nun su pò… spaccà.

 

ANTOLOGIA

 

ERMINIO GIUSEPPE BUFALINI
 
Addo’ stai meglio?
 
Pratrica è bella: i manto bianco i grevo
porta du verno, mentre i vento affila
i muccolotti, lagrimo du nevo,
allu tettera appisi ’nfila ’nfila.
Pratica è bella quanno metta a vesta
nova du primavera, i primi fiuri
ci porta i ciraso dulla Fresta,
doppo su ’nfiocca du tanti culuri.
Pratica è bella si t’affatti a ballo
mentro agli campi su ’ndora lu rano,
si t’affatti alla loggia dulla vallo
o guardi agli lucini du Cauciano.
Quando brucia a stagiono, l’accarezza
Cacumo nostro cu gli ventareglio:
tu t’addormi cunniato a chella brezza
cu gli trippozzo all’aria i … addò stai meglio?

 

 
Bibliografia
 
 AA. VV., Il dialetto e le tradizioni popolari del Lazio meridionale, Anagni, Isalm, 2001.
AA. VV., Pratiche e riti alimentari, Anagni, Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale, 2006.
Bufalini, Erminio Giuseppe., Ricordi di Patrica, Frosinone, 1954.
Bufalini, E., Poesie patricane, Patrica Comune, 1983.
Colacicchi, L., Canti popolari di Ciociaria.
Montini, Ennio Ernesto, Balcono beglio dulla Uallo, s.l., Edizioni Terra Nostra, 1982.
Montini, E., Inquietudini, 1986.

Montini, E. Aneliti d’infinito, 1993.

 
Webgrafia
 
www.bandapatrica.it/bp/it/home/home.php dedicato a Licino Refice
www.ciociariaturismo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4945&Itemid=1432
www.facebook.com/group.php?gid=46288056640&v=wall
https:////www.ciociari.com/VecchioEco/patrica.htm
https:////www.youtube.com/watch?v=T95-Xt6kCIs
https:////www.youtube.com/watch?v=QOxaHh2AMv8&playnext=1&list=PL76D25D8A6EB20211&feature=results_video